Nella chiesa di Casaglia, [gli abitanti] furono raggiunti da [don Ubaldo Marchioni] … Egli disse parole di rasserenamento … Poi furono portati tutti a forza dai Nazisti al cimitero. D. Ubaldo fu ucciso sulla predella dell’altare. La pisside, perforata da un colpo di mitra, coperta e schiacciata dalle macerie, è stata ritrovata e ora la custodiamo nella cappella delle sorelle qui vicino. Quella pisside che ha servito per l’ultima eucaristia della comunità residua di Monte Sole, tenuta nelle mani di d. Marchioni negli ultimi istanti della sua vita, ed ora passata a noi, giustifica appunto la nostra presenza qui la quale vuole essere un atto di fede nella vita che continua oltre la morte, un atto di fede compiuto ogni giorno nella nostra eucarestia e continuamente rinnovato nella vita che va oltre la morte e che è stata esaltata e resa benefica per tutti dalla morte di coloro che sono stati colpiti dalla violenza barbara. Noi crediamo in questo e vogliamo esprimerlo continuamente nella nostra condotta di vita, nel nostro silenzio, nel nostro raccoglimento. Questo atto di fede che tutti noi qui Fratelli e Sorelle continuamente rinnoviamo è la ragione essenziale e prima del nostro essere qui a Monte Sole in questa comunione reale anche se non percepibile sensibilmente tra noi e i morti di qui, tutti i morti senza distinzione.
C’è un’altra ragione concorrente e complementare alla nostra presenza e al nostro stare qui, e cioè conservare nel raccoglimento e insieme nella vicinanza, non rancorosa, la memoria storica dei fatti che qui si sono compiuti emblematici di una grande vicenda bellica che è stata la più grande catastrofe dell’umano del nostro secolo e forse anche dei secoli passati e che ha segnato e non può non aver segnato e continuare a segnare tutta la storia d’Europa e del mondo. Le possibilità negative che sono nell’uomo di tutti i continenti e di tutte le razze, le vediamo sempre, le abbiamo viste nel cuore d’Europa con il conflitto bosniaco, poi in Africa … Per queste potenzialità negative occorre una vigilanza sempre tesa, senza pregiudizi e senza rancori, certamente, ma una vigilanza sempre tesa che sappia accogliere sin dal principio i sintomi di queste manifestazioni per prevenirle ed esorcizzarle. Questa è un’altra ragione, dicevo, concorrente del nostro essere qui, però principalmente noi vorremmo avvolgere del nostro silenzio, della nostra preghiera, della nostra comunione con i morti e con tutti i morti senza distinzioni di parti, vorremmo avvolgere per così dire tutte le rovine e i segni di desolazione e di morte che qui avete veduti per trasformarli e trasfigurarli in una luce nuova.